Zinco. Ancora sotto tensione

Il 2018 aveva visto i prezzi dello Zn seguire un trend riflessivo, passando da 3.346$/Tonnellata del 2.1.18 a 2.604$/Tonnellata del 3.8.18, per poi chiudere l’anno a 2.557$/Tonnellata (calo del 24%). Dall’inizio del 2019 i prezzi hanno registrato un balzo del 14% in Euro e del 11,8% in Dollari segnando un percorso, definito da alcuni esperti internazionali, a zig-zag con una traiettoria però sempre rivolta verso l’alto.
La tensione sui prezzi è reale e trova testimonianza nella persistente Backwardation (prezzi cash superiori a 3 mesi), differenziale che oggi è di 66 $ ton e che trae origine da una scarsa disponibilità di metallo fisico, causata a sua volta dal deficit mondiale di 45.000 Tonnellate che ha assottigliato gli stock ufficiali al LME di Londra a 95.000 Tonnellate. Solo a Shangai gli stock sono cresciuti a 235.000 Tonnellate (livello non preoccupante se si considera il consumo annuo cinese di 5,5 milioni di Tonnellate).
La persistente Backwardation ha comportato l’abbassamento dei premi alla vendita da 190-200 $/T a 160-150 $/T (2018); poca cosa per i produttori integrati che dall’altro lato si sono visti moltiplicare gli introiti per l’aumento delle TCs (spesa di trattamento) che la miniera riconosce allo smelter quando vende i concentrati di Zinco.
In presenza di Backwardation il consumatore limita gli acquisti allo stretto necessario, mentre vengono tenuti lontani dalla Borsa gli investitori istituzionali e gli speculatori, i quali non trovano interesse a investire a termine.
Al momento lo Zn è , tra le commodities, il metallo più vivace ed è assieme al Rame quello che beneficia di più della ripresa degli investimenti in Cina. A titolo solo di rapido esempio, si ricordi che il 50% del consumo mondiale di Zn è diretto verso la protezione delle strutture di acciaio contro la ruggine. Non tutti sanno che questo cancro delle strutture in ferro crea ogni anno nel mondo una perdita di vite umane (vedi ponte Morandi) e di risorse economiche, che è pari al 4% del P.N.L. mondiale: 50 milioni di Tonnellate, pari a 6 volte la produzione annuale di Taranto.
La ruggine, cancro dell’acciaio, si combatte efficacemente con lo Zinco, “la vera pelle dell’acciaio”. Lo Zinco non è una vernice (un guanto), poiché è l’unico metallo che protegge elettrochimicamente l’acciaio, consumandosi (sacrificandosi) in sua vece allungandone la vita anche per secoli (in proporzione allo spessore depositato) senza bisogno di manutenzioni costose. Non sarebbe necessaria l’attuale continua manutenzione dei viadotti. A titolo esemplificativo, in Italia solo l’8-10% dell’acciaio consumato è adeguatamente protetto contro la ruggine, il resto è verniciato (a volte con pitture scadenti) che fanno affiorare la ruggine dopo qualche anno o mese. Eppure basta poco: una maggiore conoscenza da parte dei tecnici, gestori della P.A. e dei privati cittadini, ricorrendo alla zincatura a caldo all’arco elettrico o a bagno.
Dopo questa digressione, ritorniamo alle prospettive per il 2019. E’ all’inizio del II semestre che la tensione sui prezzi si allenterà in virtù della ripresa produttiva della maggior parte degli smelter cinesi, i quali sono stati costretti a fermare la produzione per mettersi in regola con le stringenti direttive governative antiinquinamento. Le previsioni per il II bimestre sono all’insegna di un rafforzamento dei prezzi e l’obiettivo è quello di posizionare i prezzi a 3.300 $/Tonnellate, livello toccato a Giugno 2018; dopo sarà possibile un allentamento della tensione e una inversione del trend per la ripresa della domanda in Cina a seguito degli investimenti in infrastrutture (+ 4,6%) e dell’urbanizzazione.